Rhetoric. TESAURO. Il cannocchiale aristotelico.
1696
TESAURO, Emanuele. Il cannocchiale aristotelico.
Venetia, Per Gio. di Pauli, 1696
4to; 230x170 mm. Legatura in cartonato con decorazioni. Titolo manoscritto su tassello di carta al dorso. Pp. [16], 466, [2]. Marca xil. sul front. Iniziali e fregi xil. Macchie d’umidità. Piccola galleria di tarlo da pp. 99 a 108 con perdita di qualche lettera e da pp. 131 a 147. Piccolo buchetto a pp. 385-386 con perdita di pochissime lettere. Gallerie di tarlo da pp. 421 a 447 che intacca raramente il testo. Esemplare in barbe.
Bella edizione veneziana a cui Emanuele Tesauro deve la fama di massimo teorico barocco. Quest’opera è un trattato fondamentale sullo stile e sulla concezione retorica, emblematica ed allegorica del XVII secolo, che ebbe un enorme successo in Italia e in Europa per tutto il secolo
Nel trattato, l'attenzione è rivolta soprattutto alla metafora che per Tesauro è la figura retorica per eccellenza, in quanto riesce a collegare fenomeni lontani attraverso l'analogia che le sta alla base.
Tesauro distingue tre ordini di figure retoriche: armoniche, patetiche e ingegnose, corrispondenti alle funzioni dell'anima, cioè senso, affetto e intelletto. Definita da Tesauro il “più alto colmo delle Figure Ingegnose”, la metafora è vista come argomentazione arguta ed ingegnosa da cui scaturiscono piacere e meraviglia.
Tesauro è considerato il «maggior rappresentante che ebbe mai la critica letteraria secentistica» (Benedetto Croce).