Optics. KEPLER. Ad Vitellionem Paralipomena, Quibus Astronomiae pars optica traditur.
1604
KEPLER, Johannes. Ad Vitellionem Paralipomena, Quibus Astronomiae pars optica traditur... de modo visionis, & humorum oculi usu, contra opticos & anatomicos.
Francoforte, C. Marnius & Heirs of J. Aubrius, 1604
In-4to. 195x156 mm. Legatura coeva in vitello marrone, fregi in oro al dorso con titolo su tassello di carta. Pagine [16], 449, [18], 1 bianca. Marca tipografica nel Frontespizio, Testatine e Iniziali xilografiche, numerose figure geometriche e diagrammi nel testo, una tavola fuori a piena pagina incisa in rame con varie sezioni anatomiche dell’occhio, con due pagine fuori numerazione di spiegazione delle figure, 2 tabelle tipografiche ripiegate fuori testo in fine. Abile restauro al frontespizio e alla pagina successiva, uniforme brunitura in tutto il volume, come consueto per la qualità della carta, in complesso buon esemplare.
Rara Prima Edizione. Il primo libro di Keplero sull’ottica, opera di grande importanza nella storia dell'oftalmologia, in cui è illustrata la funzione dell'occhio. Keplero definì chiaramente il concetto di raggio luminoso, che fu il fondamento dell'ottica geometrica moderna, così come la formazione di immagini da fori stenopeici e la natura delle immagini da specchi e lenti. L'opera è divisa in due parti: la prima parte, che Keplero intendeva essere un'appendice a Witelo, è un trattato sulla vista e l'occhio umano in cui viene mostrato per la prima volta come la retina sia essenziale per la vista, il ruolo che il cristallino svolge nella rifrazione e che la convergenza dei raggi luminosi prima di raggiungere la retina è la causa della miopia. Il lavoro di Keplero va ben oltre le “aggiunte” a Witelo: non solo definisce l’ottica e la funzione dell’occhio ma, per la prima volta, descrive il ruolo essenziale della retina nella visione e fornisce la prima spiegazione scientificamente corretta della miopia; inoltre, fornisce il primo suggerimento della teoria ondulatoria della luce, discute fenomeni come la rifrazione. Definisce il concetto di raggio di luce (un fondamento dell’ottica geometrica moderna), la formazione di immagini da fori stenopeici e la natura delle immagini da specchi e lenti.
Nella seconda parte, divisa in sei capitoli, Keplero esamina l’ottica come un precursore necessario all’astronomia applicata; discute di rifrazione astronomica, parallasse, eclissi e spiega la variazione annuale delle dimensioni apparenti del sole: Calcola anche la velocità della luce, che conclude essere infinita, il diametro del sole in perigeo e apogeo; il diametro della luna e ipotizza che, mentre la visione binoculare è perfetta, una correzione dovrebbe essere applicata nel caso dell'astronomo che usa un solo occhio. Sotheran scrive che questo libro “the first correct physiological explanation of the defects of sight, with a theory of vision, the first suggestion of the undulatory theory of light, an approximately correct formula of refraction (pointing out the relation between the sine of incident and refracted rays), the first announcement of one of the principal axioms of photometry, his method of calculating eclipses, still in use, etc. etc.”
La tavola incisa in rame, che fa riferimento alla pagina 177, è inserita, insieme al foglio con la spiegazione, nell’Index finale.
DiLaura, Bibliotheca Opticoria, 52; Caspar, Bibliographia Kepleriana, 18; Cinti, Biblioteca Galileiana, 13; Garrison p. 260; Parkinson, Breakthroughs, 1604; Sotheran 5300; Becker catalogue 216.1. Albert, Norton & Hurtes 1226. Cfr. Johann Swinden, Kepler: Paralipomena ad Vitellionem In: Mathematical Gazette 1954, 38, n. 323, pp. 44-46.